Brescia

Chiesa di San Cristo

Dove si trova

La Chiesa di San Cristo si trova in via Piamarta 9, una traversa di Via Musei tra Santa Giulia e il Teatro Romano

Qui trovate il pulsante per raggiungerlo direttamente con il navigatore.

L'interno della Chiesa di San Cristo a Brescia

LA CAPPELLA SISTINA DI BRESCIA

La Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, chiamata comunemente Chiesa di San Cristo, si distingue per la tranquillità suggerita dalla sua posizione (sulla salita che da via Musei conduce al Castello) e l’elegante scalinata che conduce alla facciata sobria dell’edificio.
Costruita nella seconda metà del Quattrocento, fa parte di un vasto monastero e comprendente tre chiostri.

E’ solo varcando il portone d’ingresso che ci si rende conto della straordinaria bellezza che la caratterizza: gli affreschi che adornano l’interno conferiscono al luogo un’atmosfera di pura emozione, tanto da meritare l’appellativo di ‘Cappella Sistina di Brescia‘ per la loro pregevolezza e ricchezza artistica, che ricordano il capolavoro di Michelangelo.

Chiesa e monastero sono oggi gestiti dai Padri Saveriani.

Storia

Nella seconda metà del Quattrocento, i Gesuati fondarono la chiesa e il monastero che avrebbero caratterizzato il panorama spirituale di Brescia. In questo periodo infatti si vide  un’espansione significativa dell’ordine, con la fondazione di numerosi conventi in tutta Italia, tra cui Milano, Roma, Livorno, Piacenza, Cremona e ovviamente Brescia stessa. 

La data di inizio dei lavori può essere collocata nel 1467, grazie alla generosa donazione di terreni da parte della prestigiosa famiglia Martinengo, una delle più importanti della città.

La decisione di orientare la chiesa lungo l’asse nord-sud, in contrasto con la tradizione che preferiva l’asse est-ovest, fu determinata principalmente da ragioni pratiche. Il terreno sul quale sorse la struttura, situato sul pendio del Colle Cidneo, rendeva difficile l’avvio di un cantiere secondo la disposizione tradizionale. Anche seguendo l’asse nord-sud, fu necessario sbancare parzialmente il colle, e nonostante ciò, il pavimento dell’abside risultò situato a tre metri al di sotto del livello del suolo esterno. Inoltre  la scelta dell’orientamento seguiva anche motivazioni prospettiche perche la direttrice da  Via Piamarta e Via Veronica Gambara, permetteva la vista della facciata della chiesa anche dall’’incrocio con Via Tosio Martinengo, alla distanza considerevole di quattrocento metri.

La chiesa fu consacrata nel 1501 e divenne chiesa gentilizia e luogo di sepoltura della famiglia Martinengo. Nonostante avesse già preso forma, la chiesa era ancora coperta da un tetto a capriate con travi a vista.

Nel 1565 , grazie a Fra Benedetto da Marone, pittore dei Gesuati, si cominciano a realizzare grandi cambiamenti all’interno della chiesa in vista di un nuovo progetto iconografico. Le capriate a vista del soffitto vengono coperte con una volta a costoloni e il tutto, assieme alle pareti, al presbiterio e all’abside, viene ricoperto con un vasto ciclo di affreschi.  Il  tema dominante é quello della salvezza che si attua attraverso il Corpo e il Sangue di Cristo, tema particolarmente sentito dalla spiritualità dei Gesuati. 

Anche il Romanino contribuisce alla decorazione della chiesa, realizzando un polittico per l’altare maggiore, andato perduto , e un affresco dell’Ultima Cena nel refettorio del monastero.

Nella prima metà del Cinquecento viene anche realizzato il grande Mausoleo Martinengo che fu allora collocato sulla parete sinistra della navata e che invece oggi è oggi conservato nel coro delle monache del Museo di Santa Giulia.

Nel  Seicento, per l’aumento delle vocazioni e la maggiore richiesta di celebrazioni fu affidato a Pietro Maria Bagnadore, architetto e pittore manierista, autore di numerose e importanti opere nel panorama cittadino, un grande progetto di ampliamento della  chiesa cui furono aggiunte le tre grandi cappelle sul lato est, decorate  con tele da lui stesso dipinte. 

L’ordine dei Gesuati venne  soppresso, con bolla di Papa Clemente IX il 7 dicembre 1668, lasciando il monastero privo di amministrazione. Il 7 giugno 1669,  sei mesi dopo la soppressione dei Gesuati, il complesso viene occupato dall’Ordine dei Frati Minori francescani che lo avevano acquistato dalla Repubblica di Venezia.

I Francescani restano fino al 1810 quando, in seguito alle soppressioni napoleoniche, l’ordine viene abolito e il convento sequestrato, trasformandosi in proprietà demaniale. Il complesso continuó ad ospitare i  religiosi che non avevano più familiari disposti ad accoglierli dopo la secolarizzazione dei conventi, l’ultimo dei quali fu Padre Arcangelo, ucciso per errore da un soldato croato durante le Dieci Giornate di Brescia nel 1859. La chiesa, invece, non fu mai secolarizzata poiché vi operavano due sacerdoti nominati direttamente dal vescovo.

Dopo la fine delle guerre napoleoniche, il governo austriaco cede il complesso al vescovo Gabrio Maria Nava. Quest’ultimo vi trasferisce parte del Seminario. Ma nel corso delle battaglie contro il dominio austriaco nella metà dell’Ottocento, il monastero viene occupato più volte dai soldati e  saccheggiato. La sua posizione strategica sul pendio del colle lo rende vulnerabile ai bombardamenti, rischiando danni durante i conflitti. Dopo la battaglia di San Martino e il grande afflusso di feriti, la chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, come molte altre in città, viene trasformata in ospedale. Nel 1870, monsignor Pietro Capretti sposta l’Ospizio dei chierici poveri, precedentemente situato nell’attuale Corso Matteotti, al monastero di San Cristo.

Il monastero  viene ceduto ai Padri Saveriani nel 1957 mentre la chiesa è data loro in uso perpetuo, conservandone il Seminario la proprietà. 

Uno dei tre chiostri della chiesa di San Cristo

ESTERNO

La Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo è una rarità cittadina, conservando quasi integralmente il suo aspetto originale sia esternamente che internamente. A differenza di molte altre chiese, non ha subito interventi di restauro radicale, mantenendo intatta la sua struttura, compresi gli affreschi rinascimentali e la facciata, unica a Brescia per la sua chiarezza architettonica e autenticità.

La struttura è principalmente in pietra, ad eccezione della facciata e del campanile che sono in mattoni. Tuttavia, la facciata presenta un zoccolo in marmo di Botticino nella parte bassa, con blocchi in parte provenienti dalla Piazza del Foro. Inoltre, nell’angolo destro della facciata, sono stati utilizzati come elementi di recupero delle formelle ottagonali del Capitolium, precedentemente adibite alla decorazione del soffitto della cella centrale del tempio (si tratta delle uniche formelle dei soffitti dell’antico Capitolium giunte fino a noi in blocchi così ben conservati e leggibili).

Il resto della facciata è costituito interamente da mattoni e presenta una cornice decorativa di archetti gotici polilobati in maiolica verde e gialla, risalente alla seconda metà del Quattrocento. Simili archetti decorativi corrono lungo i fianchi e l’abside, ma sono realizzati solo in cotto e non smaltati né colorati. Sopra il portale principale spicca un rosone circolare incorniciato da blocchi di marmo di Botticino e pietra grigia di Sarnico.

La facciata termina con una cornice in maiolica e tre pinnacoli in cotto. Il primo pinnacolo a sinistra ha perso la parte superiore originale, sostituita in seguito da travetti in ferro a ricordo della forma originaria. Sul lato libero della chiesa si trovano le tre cappelle aggiunte nel Seicento dal Bagnadore, di cui quella centrale con una cupola e lanterna. 

Procedendo verso l’abside, si notano le alte monofore originali del Quattrocento, alcune ancora aperte, ornate nella parte superiore da una cornice ad archetti polilobati in cotto. 

L’abside finale della chiesa ha una forma poligonale, sostenuta da spessi contrafforti sugli spigoli, continuamente seguiti dalla cornice di coronamento. Il campanile è composto per metà da pietra fino al tetto della chiesa, mentre il resto è in mattoni. La cella campanaria, realizzata in laterizio, è stata ricostruita in epoche successive e appare ben conservata grazie ai recenti restauri.

L'interno della Chiesa di San Cristo

Interno

L’interno della chiesa conserva un suggestivo aspetto gotico, con una navata unica di notevole altezza e ampiezza. Sullo sfondo, si erge uno spesso arco santo che incornicia il presbiterio, il quale si conclude con un’abside semicircolare.

Una caratteristica insolita è l’endonartece, un portico interno che sostiene la cantoria e l’organo, situato sulla parete opposta al portale d’ingresso. La copertura della navata è costituita da una volta a crociera continua, realizzata nel 1565 da Fra Benedetto da Marone, mentre il presbiterio e l’abside sono coperti da una volta a ombrello originariamente costruita alla fine del Quattrocento.

Nel lato destro della chiesa si aprono tre cappelle aggiunte da Pietro Maria Bagnadore nel Seicento, parzialmente nascoste da tendaggi. Al centro del fianco sinistro si nota uno spazio quadrato privo di affreschi, lasciato libero per il trasferimento del Mausoleo Martinengo nel 1883.

Sul lato destro, tra la seconda e la terza cappella, si trova il sepolcro di Pietro Capretti, trasferito qui nel 1934, mentre dietro al monumento si può ammirare il motivo a finto mattone che decorava la chiesa alla fine dell’Ottocento, ora conservato solo in questo punto dopo i lavori di recupero degli affreschi sottostanti.

L'organo dell'Antenati presente a San Cristo

L’ORGANO 

L’organo, installato nella cantoria sopra l’endonartece, è stato realizzato nel 1888 dalla ditta Inzoli di Crema. Questo organo fu preso in sostituzione di quello più antico, opera dell’Antegnati, venduto nel 1871 da Pietro Capretti per coprire in parte le spese di sistemazione del convento.

L’organo ha uno stile neogotico con pinnacoli, cornici e archetti polilobati, in sintonia con l’architettura esterna della chiesa. Le oltre mille canne si avvolgono intorno al rosone centrale, incorporandolo nella struttura dell’organo. La consolle comprende due tastiere da 56 tasti ciascuna, una pedaliera retta con 27 pedali e tiranti per i registri posizionati ai lati del leggio.

 

Il magnifico soffitto dipinto da Fra Benedetto da Marone

IL CICLO DI FRA BENEDETTO DA MARONE

Fra’ Benedetto da Marone, membro dell’ordine dei Gesuati, fu incaricato nel 1565 di ristrutturare l’interno della chiesa del Santissimo Corpo di Cristo. Decise di sostituire il vecchio tetto in legno a vista con una complessa volta a fitti costoloni e di decorare l’intero interno con affreschi. Sebbene fosse un periodo in cui si preferivano volte più moderne, Benedetto scelse di adottare motivi di carattere gotico, forse per rispettare la tradizione locale e per omaggiare le opere di Michelangelo, tra cui la Cappella Sistina a Roma.

Nel ciclo di affreschi, Benedetto si ispirò principalmente agli affreschi di Michelangelo, posizionando i dodici Apostoli nelle dodici losanghe laterali formate dai costoloni e raffigurando il Giudizio Universale sull’arco santo. Il tema centrale era Cristo Giudice sulle nubi, circondato dalla Vergine e da San Giovanni Battista. Il Giudizio Universale seguiva la canonica rappresentazione: i benedetti venivano portati in cielo dagli angeli sul lato sinistro, mentre i dannati erano spinti in basso dai demoni armati di tridenti sul lato destro.

Sulla volta, oltre agli Apostoli, ogni figura era accompagnata da un angelo recante il Libro della Parola di Dio, simboleggiando l’annuncio evangelico. Benedetto riportò i dodici Apostoli con le loro caratteristiche distintive, come le chiavi per San Pietro e la croce per San Andrea. Al centro dei dodici, nella losanga principale, campeggiava il trigramma di Cristo JHS su uno sfondo dorato con angeli. 

L’ultima losanga centrale e le due mezze successive, recano traccia di come la volta fu ridipinta alla fine dell’Ottocento per rimediare al degrado degli affreschi cinquecenteschi: a stelle dorate su fondo blu. Il frammento è stato lasciato intatto dai restauratori che hanno recuperato le pitture sottostanti nella seconda metà del Novecento, in rispetto della stratigrafia.

L'ingresso del Monastero di San Cristo

IL MONASTERO

 Il monastero adiacente alla chiesa comprende tre chiostri: uno piccolo sulla sinistra della facciata e due più grandi affiancati sempre sulla sinistra, completati dalle relative gallerie interne. Oltre al primo chiostro d’ingresso, c’è un ampio cortile utilizzato come parcheggio, con due edifici più recenti ma ancora parte del complesso. Il monastero si trova tra Via Piamarta e le mura interne del Castello di Brescia, con il cortile che si affaccia direttamente sul teatro romano, sebbene sia parzialmente nascosto da una fitta area alberata.

Il refettorio con l'Ultima Cena, dipinta dal Romanino

IL REFETTORIO E GLI AFFRESCHI DEL ROMANINO

Il refettorio del convento, dopo essere stato restaurato dai Padri Saveriani, è stato trasformato in un auditorium con una capienza di cento posti.
All’interno di questo spazio, si trova un’opera straordinaria: l’Ultima Cena dipinta dal maestro Romanino nel 1530. Questa rappresentazione iconica cattura il momento cruciale in cui Gesù annuncia il tradimento imminente, mentre gli Apostoli reagiscono in gruppi di tre, discutendo vivacemente.

Il Romanino, pur mantenendo il tema canonico di Leonardo da Vinci, imprime alla sua interpretazione una forte dose di indipendenza artistica. La sua preferenza per la naturalezza e l’equilibrio classico emerge chiaramente nell’opera. Osservando l’Ultima Cena, si può notare la cura meticolosa dei dettagli: la tovaglia è perfettamente disposta, e gli eleganti bicchieri e bottiglie per l’acqua e il vino aggiungono un tocco di raffinatezza all’ambiente.

Il talento del Romanino non si esaurisce nell’opera principale. Gli affreschi dei Profeti, che adornano gli archi laterali del refettorio, sono un’altra testimonianza del suo genio artistico. Purtroppo, questi affreschi hanno subito danni a causa dell’umidità, ma anche nella loro condizione attuale, trasmettono la potenza espressiva e la maestria tecnica del Romanino.

Curiosità

Il nome popolarmente diffuso della chiesa, cioè San Cristo, presenta in realtà un errore: la chiesa infatti non è dedicata a Cristo come persona, bensì al suo Santo Corpo e quindi all’eucaristia. L’unica denominazione corretta, quindi, resta quella ufficiale: Santissimo Corpo di Cristo.

calendar.png
Orario

Da Lunedì a Domenica dalle 8 alle 20

credit-card.png
Costo

Gratuito

animal
Animali parzialmente ammessi

Animali ammessi nei chiostri

guarda la

photo gallery

Visita altri

Luoghi DI BRESCIA

Uno dei capolavori dell'architettura religiosa italiana, ricco di storia arte e cultura.
La famosa Torre dell'orologio di Brescia Uno luogo unico con i suoi iconici "Macc de le Ure" amatissimi da tutti i Bresciani
Un gioiello di chiesa, mescolanza di epoche e stili nel centro storico di Brescia